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Ma quanto mi costa sto artigianato!

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8 Ago

Ma quanto mi costa sto artigianato!

Caspita, però, quanto mi costa un manufatto artigianale!

Piccolo vademecum per utenti che amano comprare handmade.

Cosa significa essere artigiani?
Quali spese si devono affrontare?
Perché dovresti sostenere l’artigianato?
Con questo post ti svelerò gli aspetti più pratici (e poco poetici) di un mestiere poco conosciuto.

 

Mi piacerebbe fare, insieme a te, una breve riflessione sui costi che deve sostenere un artigiano per far sì che la sua attività imprenditoriale sia sostenibile.

Questa volta non ti parlerò di ingegno, inventiva, creatività e sacrificio. Non ti racconterò della passione che metto nel mio lavoro o di quanto possa valere un’idea creativa in un mondo che si è ormai abituato ad usare le idee degli altri. Con questo post ti svelerò gli aspetti più pratici (soldi, costi, tasse).


“Sono un’artigiana,

nel vero senso della parola:

ho una partita IVA, aperta nel gennaio 2015.

Sono, per essere precisa, un’ imprenditrice artigiana, il che significa che ho aperto una ditta individuale, con tutti i rischi che questo comporta.

PERCHÉ TE LO RACCONTO?

Semplice: perché le parole “artigianato” e “artigiano” vengono fin troppo (ab)usate da molti hobbisti o, comunque, nel linguaggio comune: si usano indistintamente per definire “coloro che fanno qualcosa di manuale” come hobby o per lavoro. Il problema è che vi è una grande differenza tra il farlo come hobby o come secondo lavoro, rispetto al farlo di mestiere.

Intuirai che la differenza sta non solo nella qualità del lavoro (probabilmente più elevata nel professionista, ma non sempre garanzia di professionismo), ma anche e soprattutto nei costi e nelle modalità.

Così come una madre che sa dare la medicina al proprio bambino non potrebbe definirsi infermiera, né tanto meno medico, così come il vicino che ti ha ha fatto il favore di cambiare il rubinetto che gocciolava non si sognerebbe mai definirsi idraulico, anche per il mestiere dell’artigiano ci sono regole e definizioni da rispettare.

 

Mi piacerebbe fare un po’ di chiarezza:

L’ARTIGIANO (fonte: sito l’INPS), per giusta definizione, non è chi produce qualcosa manualmente. Non solo, perlomeno. L’artigiano è “un titolare di un’impresa: un possessore di partita IVA” -e, quindi, colui che sostiene una serie di spese, prima tra tutte il pagamento delle tasse-.

Colui che, invece -ed è il caso di cui ti parlavo prima- ha già una diversa occupazione o non ne ha una, ma crea qualcosa manualmente, non è un artigiano: può essere definito creativo, makerhobbista, forse anche artista (anche se l’artista, in realtà è un vero e proprio professionista, con una posizione fiscale precisa), ma non può definirsi artigiano.

Moltissimi artigiani, prima di diventarlo, sono passati attraverso la “fase del creativo che vende agli amici o nei mercatini“. Di fatto si tratta di una preziosa occasione per testare il proprio prodotto sul mercato, superare il timore di non piacere, per imparare a vendere e a confrontarsi con il pubblico. Quando -e soprattutto se- il creativo si sente pronto, farà il salto di professionalità per diventare artigiano.

Di fatto, molti hobbisti preferiscono rimanere nel limbo, ben consapevoli che quel passo comporterebbe non pochi sacrifici e non garantirebbe loro, comunque, la riuscita dell’impresa.

Negli ultimi anni c’è stato un enorme incremento di mercatini, anche di ottima qualità, dove artigiani veri e propri e creativi espongono le loro opere di ingegno. In questo contesto, è difficile distinguere il professionista dall’hobbista, perché la qualità non è l’unico metro di misura.

Il prezzo dei manufatti, invece, potrebbe (e dovrebbe) esserlo.

Capisco che da cliente (anch’io sono una cliente), cioè da utente finale, tu preferisca spendere il meno possibile per acquistare un bel manufatto, ma dovresti essere consapevole che, così facendo, non aiuti il mondo dell’artigianato, che dovrebbe essere la punta di diamante del nostro paese.

Voglio spiegarti perché.

Nonostante le belle fantasie che ogni creativo ripone nel mondo dell’artigianato, essere artigiani non è semplice, soprattutto in questo momento. Non vi sono particolari agevolazioni fiscali: esiste il regime forfettario come per ogni altra professione, ma i costi rimangono piuttosto alti e vi sono degli svantaggi, ma questa è materia fiscale e non sto ad annoiarti con i dettagli. Se vuoi approfondire l’argomento specifico, ti lascio il contatto di Carlotta Cabiati, contabile esperta nel settore.

Vi sono, molto banalmente, una serie di costi da sostiene. Ecco i principali:

  • l’affitto del laboratorio e le spese per mantenerlo
  • le tasse
  • le quote fisse INPS
  • quelle INAIL
  • i costi per la pubblicità
  • il costo dei materiali
  • quelli per le grafiche
  • il packaging
  • le quote per le partecipazione alle fiere e ai mercati
  • i corsi
  • le consulenze
  • il commercialista
  • la camera di commercio
  • il sito e la sua gestione 

E poi dovrebbe anche esserci un guadagno: lo facciamo da professionisti e non ci dovremmo vergognare se abbiamo bisogno di incassare!

Dovrebbe essere naturale arrivare alla conclusione logica che, per forza di cose, un manufatto artigianale debba costare almeno il doppio ( in realtà ben di più!)  di quanto non costi un manufatto di un hobbista. A maggior ragione, considerando che spesso l’hobbista non aspira al guadagno vero e proprio, ma si pone come meta la copertura delle spese per i materiali impiegati, non può esservi concorrenza leale tra un artigiano e un creativo.

La prossima volta che esclami: “costa troppo!”, tieni presente che se compri da un artigiano, di quel “troppo” ciò che resterà effettivamente nelle sue tasche sarà si e no il 20% di ciò che hai pagato.

Per concludere, rincaro un po’ la dose: se proprio volessimo fare “il conto della serva” per calcolare il ricavato del lavoro orario di un artigiano, ci troveremmo, nella maggior parte dei casi, a constatare che non si avvicina nemmeno lontanamente a quello di un’operaio. E va bene così -cioè, non va affatto bene, a dire il vero!- perché chi fa il libero professionista, sa che dovrà fare i conti con altri aspetti  non proprio incoraggianti, come il non avere le agevolazioni delle ferie pagate, il diritto alla malattia, la tredicesima, il TFR…

Prima di definire come “troppo caro” un manufatto artigianale, prova a considerare che il suo valore è molto più alto di quanto possa sembrare e pensa che probabilmente lo stai, in un certo senso, pagando davvero poco.

Non so se questo articolo possa aver cambiato il tuo punto di vista, ma mi auguro che possa almeno  chiarire le cause che portano i prodotti artigianali ad essere più cari dei prodotti industriali, o di quelli che hai visto al mercatino per un manufatto “simile”.

La prossima volta, prometto, ti racconterò degli aspetti più poetici di questo meraviglioso mestiere: la passione, la spinta creativa, il senso di libertà, la storia che c’è sempre dietro ad un’attività artigianale… questi, come puoi, intuire, ripagano gli sforzi di chi ha scelto questo mestiere!

 


 

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