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Patriarcato e Autoaffermazione

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9 Set

Patriarcato e Autoaffermazione

Tutte le donne si credono diverse;

tutte pensano che certe cose, a loro, non possono succedere.

E si sbagliano tutte”

Cit. Simone De Beauvoir

Quando in una qualsiasi società di un qualsiasi paese in un periodo storico qualsiasi emergono forme di violenza sulle donne, è un segnale che quella società è in decadenza e si trova sulla via del fallimento sociale e culturale. Secondo alcuni sociologi, la violenza sulle donne è immediatamente precedente alla scomparsa prematura, in un modo o nell’altro, di quella società.

Adoro le affermazioni forti, sapete.

Ebbene anni fa avevo fatto studi sull’interpretazione di alcuni testi chiave della letteratura inglese in ottica femminista. Grazie a una docente illuminata che faceva ricerca universitaria sulla manifestazione del Femminile nei classici, era emerso che, prendendo come caso-studio il Macbeth di Shakespeare, gli unici personaggi interpretabili come positivi fossero le streghe.

La memoria vi riporta subito al motto femminista anni Settanta “3mate, 3mate, le streghe son tornate”, vero? Anch’io all’epoca feci subito questa connessione. Centrata, non c’è dubbio.

Parlando delle nostre tre streghe, le “Strane Sorelle” aprono il Macbeth in grande stile manifestandosi in modo disordinato, spaventoso, oscuro, profetizzando al futuro re il suo macabro destino, danzando con movimenti imprevedibili nell’aria, parlando per metafore.

Già mi conquistano le tipe.

Bene, a Macbeth e al suo potere dell’autorità con lo scudo e con la spada andrà maletto in effetti…gli taglieranno la testa in un duello finale cruentissimo. Questa è la fine che l’autore fa fare all’egemonia patriarcale rigida e ipocrita che pretende di garantire stabilità e ordine usando la forza e la violenza per mantenere il predominio. Mai finirà di stupirmi la lucidità di Shakespeare.

Ma non ci confondiamo, please. Non sono l’uomo e la donna a contrapporsi qua. No, no.

Prendiamo Lady Macbeth. Lei è una donna, di certo. Non ci è dato sapere il nome, perché essa esiste in quanto “moglie di”, è Lady qualcuno: la sua esistenza si plasma su quella del marito, destinato a governare. Lady Macbeth è una donna senza identità che si riconosce nel sistema patriarcale dominante e lo utilizza fino all’estremo per ottenere status sociale e potere, sottomettendo brutalmente tutto ciò che è “Altro” o differente da ciò, manipolando per i propri fini tutto e tutti. Marito compreso, ovviamente.

Non ne verrà fuori, la poveretta. La follia non potrà che essere il suo, di destino.

Più che uomo contro donna, la cosa che avevo trovato interessante è che sono due visioni della realtà a opporsi qui: il mondo patriarcale-dominatore dei Macbeth vs il mondo di sorellanza e relazioni reciproche delle Streghe.

Curiosamente le tre Streghe si presentano prive di genere, appaiono come esseri androgini con caratteristiche attribuibili sia a uomini che a donne. Si mostrano sempre assieme, in comunità. Sono selvagge e misteriose e sembrano un tutt’uno con i fenomeni naturali da cui appaiono e scompaiono tipo il vento, la nebbia.

Le profezie delle Streghe – le ribelli, le diverse, le mutevoli – arrivano per sconvolgere l’ordine costituito, mostrano la svolta, l’inaspettato, il vero dietro l’apparenza. Si mostrano fiere, padrone del proprio corpo, delle proprie azioni e delle proprie parole.

E rivelano la verità proprio attraverso l’arte dell’immaginazione, dell’intuizione, della magia.

Ahia, pericolosissime…

Vi risuona qualcosa del vostro percorso personale?

Non giriamoci attorno. Tornando al qui e ora, è  innegabile che per poter sradicare consuetudini sociali, comportamenti e mentalità di stampo patriarcale, violento e sessista ci sia bisogno del supporto di una legislazione appropriata, che tuteli senza giri di parole la libertà delle donne sul proprio corpo, le pari opportunità lavorative, la pena certa in caso di minaccia, violenza o peggio.

Non parliamo poi dell’educazione delle nuove generazioni a scuola, in famiglia, nei luoghi di aggregazione. Basilare. Ma poi sta alla politica il dovere di interpretare le necessità vigenti e garantire che le buone pratiche diventino leggi, cazzarola.

Sì ok, ma noi dove ci collochiamo nel piccolo delle nostre giornate, nelle scelte personali, nella nostra quotidianità?

Guardiamoci dentro: ognuna di noi ha le proprie piccole e grandi ferite, ne sono certa.

Spesso risalgono alla famiglia di origine, a volte il lessico di violenza simbolica si tramanda ben da prima. A volte sono esperienze traumatiche, episodi che hanno fatto da spartiacque tra ‘un prima e un dopo’ dentro di noi. Potremmo raccontarli per filo e per segno, nei più minimi dettagli, dopo anni che le abbiamo vissuti, subiti.

Che fare ora? Una formula perfetta per tutti non esiste, secondo me.

A me ha aiutato costruirmi una storia parallela, lontana da ciò che ci si aspettava da me fin da bimba, nella mia cerchia familiare. E’ una fatica costante che tuttora mi accompagna e qualche volta mi fa sentire ancora piccola piccola. A 50 anni.

E allora abituiamoci il prima possibile a coltivare noi stesse, le nostre aspirazioni, i nostri talenti, la nostra vita interiore. Abituiamo i nostri figli a fare lo stesso. Prendiamola come una disciplina.

Dà risultati meravigliosi col tempo nel sentirci meglio, e nel vedere loro più centrati, liberi.

Lo so bene, la vita è fatta anche di incombenze, ma almeno tentiamo di trovare angoli di tempo per noi, ritrovandoci assieme, dandoci finalmente spazio e opportunità per fare quella cosa che volevamo fare, andare in quel posto dove volevamo andare, perdere tempo con quella telefonata, dire quel no che volevamo dire da molto.

Esprimiamoci per come siamo e per come ci sentiamo. Via le maschere, sorelle!

Non è il modo migliore per educare, dare l’esempio a chi ci sta intorno? Che siano figli, mariti, genitori, vicini di casa, colleghi di lavoro?

La versione migliore di noi stesse potrebbe persino servire a chi magari ancora deve prendere coraggio, si sente perso e non sa bene quale strada intraprendere. Verso la propria, di liberazione.

Sapere che qualcuna, facendolo prima di noi, ci è riuscita, potrebbe darci un coraggio incredibile. Tipo quelle 3 streghe là…

 

*Fonte: Riem Natale, Antonella. 2005. The “Weird Sisters” as Priestesses of the Goddess in Macbeth. Merope Anno XVII

GRANDI CAMBIAMENTI DA FINE SETTEMBRE!

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